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Filosofia del sarto
Luis Huart
credits
a cura di
Giovanni Gregoletto e Stefano Salis
prefazione
Giuseppe Scaraffia
prog. grafico
Maurizio Ceccato
/IFIX
redazione
IFIX/RED
colophon
dimensioni
10.6 x 15.5 cm
n° pagine
132
carta
Favini Aralda
legatura
brossura in
filo refe
prezzo
€ 12.50
cod.
0031
ISBN
978-88-940152-2-5
GIUSEPPE SCARAFFIA
dalla prefazione
Per sottrarsi ai creditori, Balzac viveva in un pied-à-terre di proprietà del suo sarto. Un secolo dopo Jean Cocteau firmava sulla rivista di moda maschile «Mylord», un articolo pubblicitario per il suo sarto. Non sapendo il francese, Vladimir Majakovskji, comunicava col sarto parigino con una serie di disegni, in cui spiegava in che modo l’abito avrebbe dovuto correggere i difetti del suo fisico colossale. Quando Charles Baudelaire si faceva fare un abito erano necessari molti incontri col sarto. Ogni minima piega era frutto di un meditato ragionamento. Non era stato facile venire a capo di un frac blu con i bottoni d’ottone.
LOUIS HUART
(1813–1865)
Tutti prendevano in giro il povero Huart per le ragguardevoli dimensioni del suo naso. Tanto che, dopo i primi successi, ricevette una lettera dal più noto giornale satirico dell’opposizione, il «Chiarivari»: “Signore, il vostro modo di scrivere ci piace, venite stasera col vostro naso, e ne parleremo”. Lavorava senza sosta anche a «La Caricature» e a una serie di altre iniziative. Scriveva almeno un pezzo al giorno riuscendo sempre a essere divertente. Eccelleva nelle fisiologie, un nuovo genere lanciato letterario, in cui il ritratto sociologico di un tipo sociale conviveva con quello umoristico. “Quell’avventuriero della penna e della caricatura” era sempre vestito con cura e, di tanto in tanto, estraeva un occhialino d’oro dal fastoso gilet. La voluta freddezza del suo viso nascondeva un’indole modesta e servizievole. Pochi anni dopo un’avventura alla direzione del teatro delle Folies-Nouvelles morì di sifilide.